Natale di Roma: i musei da scoprire
- Aprile 11, 2025
- Appuntamenti, Roma per principianti, Roma per principianti
Sapevate che cercare una pizzeria a Roma, magari sulle “antiche” Pagine Gialle, restituisce quasi 1800 risultati (siamo sicuri che sia una stima per difetto)? Come fare a scegliere dove prenotare un tavolo?
Mettersi a tavola e mangiare pietanze di qualità è una cosa seria, ancora di più quando si tratta di un monumento della cucina italiana come la pizza, la cui preparazione è sempre qualcosa di divisivo. Gli stranieri che vengono in città sono sicuramente più di bocca buona, ma quando il visitatore a Roma è italiano, sa che ci sono tanti tipi di pizza quanti sono… i colli dell’Urbe!
C’è chi la gradisce alta, chi la mangia solo se bassa e croccante e non accetta alternative… Per questo il nostro nuovo post affronta le differenze tra il tipo di pizza romana e quello, altrettanto presente nella Città Eterna, napoletana, facendo delle deviazioni per parlare di quelle alternative come la pizza al taglio… e altre varietà. Continuate a leggere!
Che sia o no un derivato della pita greca, portato nell’Impero dai frequenti scambi commerciali con l’Ellade, poco importa. Sappiate invece che la prima introduzione della pizza a Roma in età moderna fu un mezzo disastro! Ce lo racconta Matilde Serao: ne “Il ventre di Napoli”, pubblicato per la prima volta nel 1884, la grande giornalista e scrittrice scrive che:
Un giorno, un industriale napoletano ebbe un’idea. Sapendo che la pizza è una delle adorazioni culinarie napoletane, sapendo che la colonia napoletana in Roma è larghissima, pensò di aprire una pizzeria in Roma (…); tutte le pizze vi si trovavano: pizza al pomidoro, pizza con muzzarella e formaggio, pizza con alici e olio, pizza con olio, origano e aglio. Sulle prime la folla vi accorse: poi, andò scemando. La pizza, tolta al suo ambiente napoletano, pareva una stonatura e rappresentava una indigestione; il suo astro impallidì e tramontò, in Roma; pianta esotica, morì in questa solennità romana.
Non conosciamo l’ubicazione di quella prima, antica pizzeria, ma sappiamo che per arrivare piacere ai cittadini capitolini la ricetta tradizionale dovette adattarsi: da fine dell’Ottocento la pizza romana è per antonomasia sottilissima, e scrocchiarella come si dice da queste parti, con la fetta che deve tenersi su da sola dopo essere stata tagliata.
Le palline di impasto con la singola porzione, ci dicono anche i tipi di Agrodolce, sono più piccole e leggere rispetto alla versione campana, e la cottura in forno avviene a temperature anche tre volte più alte.
180g Pizzeria Romana è il locale aperto da Jacopo Mercuro che ha vinto anche recentemente il premio Tre Spicchi attribuito da Gambero Rosso per la miglior pizza.
Baffetto, a pochi minuti da molte delle nostre case vacanze, è uno dei locali storici di Roma e mangiarci una pizza è un rito di passaggio. Emma, altrettanto centrale, è sempre una certezza.
Dai tempi di Matilde Serao è passato oltre un secolo, e possiamo dire con una certa sicurezza che anche a Roma c’è ormai apprezzamento nei confronti della pizza romana, anche fra i non campani!
Nella pizza napoletana il cornicione è altissimo, la fetta non si sostiene da sola una volta tagliata (ecco perché è anche facile mangiare la pizza nella modalità “a portafoglio”!) e grazie alla cottura più veloce si ottiene quel mix di croccante e morbidissimo che la caratterizza.
La Vera Napoletana a Roma, a San Giovanni, è un locale che ha avuto successo grazie al passaparola, e a noi piacciono queste storie un po’ all’antica!
L’Antica Pizzeria da Michele e Sorbillo, rispettivamente, sono due dei più noti “brand” di pizza napoletana autentica. Li trovate più o meno nello stesso quadrante: il primo all’interno del Museo per bambini Explora, il secondo con vista sul Mausoleo di Augusto.
I più esperti mangiatori di pizza in città dicono di essere capaci di distinguere la pizza alla pala da quella in teglia senza guardarle, solo assaggiando. Sarà vero? Affidarsi agli occhi è effettivamente troppo semplice, visto che la prima ha i bordi stondati e la forma oblunga, mentre la seconda è più bassa e squadrata – conseguenza del contenitore dove viene cotta.
Differenze estetiche a parte, ci sono altri particolari che aiutano a distinguere l’una dall’altra, come ad esempio la durata della lievitazione, ma rimane un fatto: la pizza al taglio è una maniera di mangiare veloce ma di qualità che spesso rivaleggia con quella delle pizze tonde. Basta sapere dove assaggiarla!
La pizza al taglio di Gabriele Bonci, nel suo Pizzarium, è un’esperienza da fare almeno una volta nella vita (o due, o tre…). È proprio all’uscita della stazione metro Cipro. Aspettatevi di spendere un po’ di più, ma… che bontà!
Angelo e Simonetta sono un’istituzione a Roma. Arrivare nel loro locale sulla trafficata via Nomentana è un piccolo viaggio ma sarete ampiamente ripagati dalla qualità del prodotto.
La catena Alice Pizza ha un ottimo rapporto qualità prezzo e, cosa più importante, punti vendita sparsi in luoghi strategici di Roma. Se manca il tempo per cercare altro, è un eccellente compromesso.
Oltre alle centinaia di locali che si attengono strettamente alla tradizione (romana così come napoletana), ci sono pizzerie che interpretano a modo proprio le ricette, e oltre a condimenti insoliti propongono impasti che stanno a metà strada fra il romano e il napoletano, o cotture diverse dal solito.
Nella prima casistica ricade sicuramente La Gatta Mangiona, ormai celebre locale di Monteverde ormai abbonato alle classifiche di miglior pizza non solo di Roma ma d’Italia. Il tipo di pietanza proposto qui ha cornicione alto ma non è esattamente napoletana: un ibrido che ha conquistato sia pubblico che critica.
Quando si parla invece di cotture insolite, non si può dimenticare la pizza alla brace di Straforno, che è una variante della pizza al tegamino che negli anni Sessanta divenne celebre a Torino: alta e croccante al tempo stesso, l’impasto è inserito in una teglia rotonda e cotta sulla brace del forno a legno. Il risultato è leggerissimo e fragrante.
Naturalmente non possiamo non citare la pinsa, che si trova solo a Roma o pressoché. Recuperata dall’oblio, si tratta di una ricetta risalente all’antichità e precisamente al periodo dell’Impero, quando i soldati al fronte cuocevano delle schiacciate dalla forma ovale usando farine di miglio, di farro od orzo, condendole con strutto ed erbe aromatiche. Adattata al gusto contemporaneo, è un’alternativa dalla forma insolita alla pizza vera e propria, un po’ più piccola e che è possibile condire negli stessi modi.
Infine, un’invenzione tutta romana ma molto recente è quella del trapizzino: l’angolo della pizza in teglia aperto e farcito con i classici della cucina dell’Urbe, dalle polpette al sugo al pollo alla cacciatora. Stefano Callegari, che ha creato quest’alternativa alla pizza al taglio, ha aperto diversi locali: dovete solo cercarli!
Via Federico Ozanam, 30-32 (La Gatta Mangiona)
Via del Casale di S. Basilio, 19 (Straforno)
Pinsa ‘mpò – via dei Gracchi, 7
Trapizzino (Trastevere) – piazza Trilussa, 46
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